Ville

È questo il più ampio e ricco sistema di dimore delle grandi famiglie Romane, sorto fra il secolo XVI ed il successivo, spesso su antecedenti strutture di ville antiche, confermando con un secondo grandioso ciclo una costante vocazione del territorio tuscolano. Le maggiori si trovano nei Comuni di Frascati (Falconieri, Aldobrandini, Lancellotti, Sora, Torlonia), di Grottaferrata (Muti, Grazioli) e Monteporzio (Mondragone, Parisi) e sono per la maggior parte private o sedi di Istituzioni.

La visita non è sempre agevole ed occorre rivolgersi all'Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo del Tuscolo, a Frascati. Il percorso qui seguito comprende altri punti di interesse e complessi di natura diversa come l'Osservatorio e l'Eremo di Camandoli.

Villa Vecchia

Fu costruita come residenza rustica da Giovanni Ricci da Montepulciano che la vendette a Ranuccio Farnese nel 1562; questi, ultimata la costruzione, la chiamò Villa Angelina, in quanto Cardinale di S. Angelo, nel 1567 gli eredi la rivendettero al Cardinale Marco Sittico Altemps, che la ampliò avvalendosi dell'opera del Vignola.

Divenuta troppo piccola per ospitare la Corte Pontificia, l'Altemps decise di edificare una residenza più degna nei terreni a monte. Distrutta nell'ultima guerra, è stata ricostruita secondo un modello alquanto lontano dall'originale. Sul retro, è un bel tratto di strada basolata.

Villa Mondragone

La più grande delle Ville Tuscolane nacque dunque dall'esigenza dell'Altemps di ospitare il Papa Gregorio XIII Boncompagni nelle sue frequenti visite. Nel 1573 ebbero inizio i lavori diretti da Martino Longhi il vecchio, sul luogo di una grandiosa Villa Romana attribuita ai Quintili. La prima costruzione corrisponde al corpo centrale del lato a valle, consistente in un blocco rettangolare che si sviluppa intorno ad un grande salone a doppia altezza, poi detto "degli Svizzeri", ai cui lati sono due ali residenziali simmetriche e due logge, quella detta "Comune" a monte e quella detta "Segreta" a valle.

Quattro anni dopo il Cardinale fece costruire un secondo edificio, la "Retirata", ora inglobato nell'ala opposta del fabbricato. Venne così a costituirsi un organico complesso immerso nel verde, formato dalla Villa Angelina, da allora detta "Vecchia" e dai due nuovi edifici. Il nome di Mondragone deriva dal drago Boncompagni, in onore al Papa che in questa villa emanò la bolla di Riforma del Calendario Giuliano, sostituito dal Gregoriano nel 1582. Caduto nel disinteresse degli eredi del Cardinale, il complesso venne comprato nel 1613 dal Cardinale Scipione Borghese, nipote di Papa Paolo V, che, con l'acquisto dell'adiacente villa Taverna, compose il "Burghesianum", straordinario sistema di ville inserito nello "Status Tusculanus", vastissimo territorio unificato dalla proprietà Borghese.

Sul disegno del Vasanzio, il Casino Altemps venne allora inglobato in una fabbrica ben più grandiosa, un quadrilatero che arrivò ad annettere la "Retirata" creando un vasto cortile interno, cui era adiacente l'ampio giardino all'italiana, concluso a valle con un portico e a monte con un "Teatro d'acqua". Ampi terrazzamenti mistilinei, con al centro la Fontana dei Draghi, furono realizzati sul fronte verso Roma.
Tramontato il periodo d'oro, con la scelta definitiva da parte di Urbano VIII Barberini di Castel Gandolfo quale sede estiva dei Papi, il complesso, divenuto troppo dispendioso, decadde e visse fasi di abbandono fino al 1865 quando venne acquistato dai Padri Gesuiti che ne fecero sede di un rinomato Collegio, provvedendo ad alcune modifiche dell'impianto realizzate dal Busiri Vici nel 1929. Dopo il nuovo recente abbandono la villa è stata acquistata dalla II Università di Roma, Tor Vergata, che ne sta conducendo il restauro.

Seppure affuscate dalle alterazioni e dal degrado, lo splendore della villa appare ancora in tutta la sua evidenza, dal viale d'ingresso piantato a cipressi nel '700, allo scenografico terrazzamento segnato dalle bizzarre colonne, al maestoso cortile che prelude al portico d'accesso: ovunque dominano il caldo calore della "pietra sperone" e gli emblemi dei Borghese, il drago e l'aquila. Delle decorazioni interne rimangono tre sale della "Retirata" (Sala della caccia, dell'Orlando Furioso e delle Battaglie), probabile opera del fiammingo Cornelius de Witte, la Cappella di S. Gregorio, la Cappella del S.S. Sacramento, la sala detta "delle Cariatidi", da cui la vista spazia mirabilmente verso Roma. Un crescendo di intensità accompagna il visitatore al Giardino Segreto, attraverso il portico, fino al teatro d'acqua, con al centro la Fontana della Girandola, che l'attuale restauro sta ricomponendo nelle sue linee originarie.

Villa Taverna, Borghese, Parisi

Il Cardinale Taverna acquistò dagli Altemps un terreno adiacente Villa Angelina e sottostante Mondragone, e diede inizio alla costruzione della Villa nel 1604, avvalendosi dell'opera di un architetto, rimasto ignoto, che ripetè il tema del quadrilatero disposto attorno al salone centrale a doppia altezza, sperimentato da Martino Longhi. Nel 1615 il Taverna vendette la proprietà a Scipione Borghese, che compose così il grandioso complesso Borghesiano, il cui accesso monumentale, il cosiddetto Portale delle Armi, doveva costituire il punto d'arrivo di un grande viale di congiunzione con Roma, mai realizzato.

Autore del Portale e di un notevole ampliamento della villa fu Girolamo Rinaldi, architetto dei Borghese, che racchiuse il corpo centrale con due ali laterali formanti due ampi cortili e, sul retro, un ninfeo ad esedra abbracciato da due rampe che conducono al Parco e al Giardino all'Italiana. Nel '700 vennero modificate le ali al pianterreno sulla facciata, a formare due portici con semicolonne bugnate e sovrastanti loggiati.
Le sale del piano nobile presentano un ricco apparato decorativo, il cui ciclo più importante è quello settecentesco, opera in gran parte dei fratelli Valeriani (Sala delle Festa, Loggia, Sala della Caccia), di I. Heldman, detto il Bavarese, autore delle fantasie paesaggistiche, della galleria delle Statue, dell'Eremitorio e della Galleria del Pergolato, nonché del Polacco T. Kuntze, che decorò la Sala delle Colonne. Un secolo più tardi un secondo ciclo completò l'apparato decorativo con ulteriori paesaggi e con la Sala da pranzo, con il motivo illusionistico di personaggi della famiglia Borghese affacciati ad una balaustra.

Barco Borghese

Di fronte al portale d'ingresso di Villa Mondragone, ve ne è un altro che immette nel vasto spiazzo, ora incolto, con una bella fontana in pietra sperone, detto "Barco", già recinto di animali, poi pomario, parte integrale del Burghesianum. Il terrapieno, inclinato di 45° rispetto all'asse ottico costituito dal viale dei cipressi, corrisponde al terrazzamento di una villa antica di cui restano le impressionanti costruzioni in tutta la parte ovest: più di cento ambienti in opera cementizia, coperti a volta, alcuni dei quali mantengono l'originario parametro in opera reticolata o mista, con singolari rinforzi in opera laterizia.

È probabilmente il più vasto complesso di costruzioni praticabili che sia giunto, quasi intatto, fino a noi. L'ingresso è dal lato dei casali cinque-seicenteschi che si addossano al terrazzamento, testimonianza dell'attività agricola del feudo Borghesiano. Ai margini apposti dell'ampio uliveto sottostante, si scorgono i ruderi di due edifici poggianti su resti di antiche cisterne, appartenenti al fondo di S. Marco, ora entrambi in rovina.

Osservatorio Astronomico

In questo itinerario, dirigendosi verso Monteporzio, un interessante intermezzo alle tipologie residenziali è costituito dall'Osservatorio, edificio dalla notevole mole di stampo piacentiniano, realizzato poco prima dell'ultima guerra e mai entrato in funzione in quanto tale, a causa del progredire del chiarore delle luci della città nel dopoguerra. Doveva ospitare strumentazione ottica di fabbricazione tedesca, direttamente, e certo non disinteressatamente, donato da Hitler a Mussolini per assicurarsi l'espansione in Italia dell'industria tedesca.

L'edificio sorge sul sito di una grandiosa villa antica, di cui sono visibili gli imponenti terrazzamenti a valle, con avancorpo in opera mista formante una serie Xdi nicchioni, detti "Le Cappellette"; dalla villa, ehe dovette appartenere a Matidia Augusta, suocera di Adriano, provengono numerose sculture, destinate alle Collezioni Borghese. L'osservatorio ospita anche una esposizione permanente di strumenti ottici ed astronomici, comprendente 4 tavole astronomiche incise su lavagna, opera notevole del 1636 di A. Kircher. È previsto l'allestimento di un Museo di Astronomia. All'interno della proprietà posta di fronte ai propilei dell'Osservatorio, si può visitare una grande cisterna facente parte di un'altra villa antica.

Villa Lucidi

La settecentesca villa della famiglia Lucidi sorge su un articolato sistema di cisterne che dovevano rifornire una villa antica di grande ampiezza, appartenuta ai Vinicii, che si estendeva al di là dell'attuale strada, in località "I Tavolacci"; qui nella vigna sono riconoscibili alcuni ambienti, fra cui una cisterna su cui si fonda il casaletto, ed un avancorpo in opera reticolata.
La villa passò nel 1754 ai Padri Somaschi, quindi al Collegio Clementino, infine ospitò il Convitto Nazionale Emanuele II. Ora è sede del Centro di Formazione e di perfezionamento per il personale del Ministero della P.I..

Variamente alterata per adeguarla alle nuove funzioni, rimane il bel fabbricato centrale dal sobrio ed elegante disegno, coronato dalla caratteristica sopraelevazione.
Si notino i due portali affrontati sulla strada, presso i quali sorge la seicentesca Cappella di S. Antonie, già S. Maria del Tavolaccio.
Va notato infine che dalla zona provengono numerose sculture antiche fra cui la Leda col Cignio della Galleria Borghese.

Villa Gammarelli

In bella posizione, sul poggio prospiciente Monteporzio, sorge questa villa del tardo ottocento, ultimo esempio di questa tipologia storica nel territorio. È inserita in un parco in cui sono evidenti i resti di una grande villa antica, fra cui un bel tratto d'opera poligonale. Le forme neoclassiche sono ancora riconoscibili nelle finestre a timpano e nel cornicione a mensole, ora molto deteriorato. La villa infatti, dopo essere stata sede di un istituto, è stata trasformata in scuola ed in seguito abbandonata. Ne è previsto il recupero per l'utilizzazione a Museo del Tuscolo.

Eremo di Camaldoli

Sulla strada che conduce al Tuscolo sorge l'eremo di S. Romualdo, fondato nei primi anni del '600 per consentire all'ordine dei Camaldolesi di disporre di una sede nei pressi di Roma. Vi si accede mediante un bel viale di pini, che conduce ad un piazzale su cui convergono la Chiesa, in posizione assiale, ricostruita nel 1772, e gli altri edifici comunitari, l'infermeria, il refettorio e la foresteria; su un ripiano superiore, si dispongono in ordinata simmetria le celle, ciascuna organizzata con quattro ambienti ed un piccolo orto. Il rigore e la sobrietà delle linee architettoniche e l'ordinata disposizione planimetrie, degli edifici ben si accompagna allo spirito del luogo.

Nella Chiesa si possono ammirare "La visione di S. Bartolomeo" sull'Altar Maggiore, di Antiveduto Grammatica, del 1620, "Il riposo nella fuga in Egitto", di Carlo Saraceni, del 1606, "La morte di S. Pier Damiani," della scuola del Grammatica, "S. Ippolito carceriere convertito da S. Lorenzo", di Antonio Gherardi, del 1670, ed i notevoli stucchi in bassorilievo, settecenteschi, di Tommaso Righi. Si ricorda che la visita è consentita ai soli uomini.
Il complesso sorge su una villa antica appartenuta ai Furii, il cui sepolcro, presso il recinto, fu oggetto privilegiato di numerose incisioni.


Ringraziamo il Comune di Monte Porzio Catone per la gentile collaborazione nella realizzazione di queste guide.

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