La storia

La collina che ospita il centro storico (451 m) fu certamente sede di una villa antica, testimoniata da murature in opera reticolata rinvenute sotto il Duomo e in diversi altri punti, probabilmente collegata con le strutture presso S. Antonino ed il Cimitero. Il sito, posto poco a valle della città di Tuscolo, poteva costituire un prezioso avamposto per il controllo del sottostante Agro Labicano e dell'ingresso alla Valle del Sacco. Già dall'VIII sec. è attestata una "Massa Porculis", appartenente al Patrimonio Labicano, forse però da riferirsi al sito più a valle ora denominato "Prataporci". Al 1068 risale la prima menzione di "Monte Porculo"; in occasione di una donazione dei Conti di Tuscolo della Chiesa di S. Antonino.

All'inizio del XII secolo compare per la prima volta la dizione di "Castrum Montis Porcii", cioè di sito fortificato, di proprietà del Monastero di S. Paolo, al quale apparterrà per i due secoli seguenti. Nel 1303 compare la dizione di "Castrum Montis Portii", più vicina a quella attuale. Alla fine del sec. XIV appare "inhabitatum", fino alla donazione papale del 1400 a Teobaldo Annibaldi, in funzione anti-Colonna: forse in quell'occasione venne di nuovo fortificato, ma nella seconda metà del secolo viene citato come "Castrum dirutum"; e quindi come "casale"; nel 1565 doveva consistere in un muro di cinta, una torre, ed un prato interno.

Nel 1569 il Cardinale Marco Sittico Altemps acquistò la vicina Villa Angelina, ove ospitò spesso Papa Gregorio XIII; questi, visionato lo stato disagiato dei pochi abitanti della collina, decise nel 1579, di far erigere una Chiesa Parrocchiale, dando inizio alla rifondazione del Borgo, che fu acquistato, tre anni più tardi, dall'Altemps insieme ai vasti territori di Montecompatri.

Nel 1613, lo "Status Tuscolanus" passò in proprietà al Cardinale Scipione Borghese, che incrementò la colonizzazione del borgo e delle terre del feudo, divenuto tanto ampio e ricco da acquistare il titolo di Principato. Bisogna attendere ben due secoli di ininterrotto dominio Borghese per arrivare alla abolizione, almeno nominale, dei feudi. Nel 1872, dopo l'annessione al Regno d'Italia, all'originario nome fu aggiunto "Catone" per distinguerlo dall'omonimo centro nelle Marche.

La visita

Non ci sono prove dell'esistenza di mura urbane, ma la forma compatta dell'insediamento suggerisce che il borgo rifondato dall'Altemps abbia ribadito alcune persistenze del diruto Castrum. Del resto le mura tradizionali, che non avrebbero avuto senso nel tardo '500 per esigenze di difesa, furono sostituite da una sorta di mura "psicologiche", costituite dalla forma assunta dal Palazzo Borghese, che ingloba l'accesso principale al paese, sul modello dei castelli medioevali: non potrebbe esserci un'immagine - simbolo più esplicita di una rinnovata volontà di dominio seciale e fisico sulla popolazione, espressione di quella "rifeudalizzazione" operata dalle grandi famiglie gentilizie della Controriforma.

Le linee volutamente sobrie del Palazzo, forse opera dello stesso Rainaldi, orientano l'attenzione sul sistema portale-balcone, in pietra sperone, fulcro compositivo del programma architettonico e urbanistico corredato dai simboli araldici dei Borghese: il drago e l'aquila. La piazza antistante, completata dal dignitoso edificio scolastico e dalla fontana detta "Madama", coronata da una doppia fila di lecci, è un balcone affacciato sulla pianura, conclusa dalla linea continua dei Monti Tiburtini e Prenestini.

La maglia viaria interna, che appare come un adattamento di uno schema progettuale precostituito ai condizionamenti delle preesistenze, si struttura su un asse viario che unifica il polo civico, il palazzoingresso, con quello religioso, il Duomo, attraverso una sequenza articolata di spazi, la piazzetta del mercato, la piazza Porzio Catone (che segna l'incrocio con l'altro asse urbano, perpendicolare al primo) e la piazza Duomo, sulla quale convergono più strade: è l'applicazione in tono minore di uno schema tipico dell'urbanistica barocca, quello del tridente, riscontrabile anche nei Castelli (Genzano, Albano) su scala più monumentale.

Monumento al GaribaldinoE proprio il tono sommesso e l'uniformità sono le caratteristiche del centro storico, formato dall'aggregazione estensiva di una tipologia edilizia rispondente ad un dignitoso standard abitativo. Le uniche emergenze dovevano essere il Palazzo e, soprattutto, il Duomo, che domina con la sua mole anche la visione esterna del paese. Opera di GirolamoRainaldi, che lo iniziò nel 1666 per volontà testamentaria di Papa Paolo V Borghese, venne a sostituire la Chiesa Parrocchiale fatta erigere da Gregorio XIII su disegno di Martino Longhi nel 1580, che sorgeva dove ora si accede alla Canonica.

La notevole facciata, aggettante rispetto ai due Campanili laterali, presenta una rigida partitura di lesene in pietra sperone, che inquadrano specchiature in laterizio. L'interno, a croce greca, stupisce per l'ampia spazialità. All'altare maggiore, una grande tela di Gioacchino Brandi evoca la fine della pestilenza ai tempi di Gregorio I; agli altari laterali sono collocate le tele di S. Domenico e S. Caterina da Siena di Guglielmo Borgognoni e di S. Antonio da Padova di Ciro Ferri. La chiesa venne riconsacrata un secolo dopo la sua costruzione dal Gardinale Duca di York, come ricorda l'iscrizione posta sulla facciata interna.

Il secondo luogo di culto è l'Oratorio di S. Antonio, del 1769, in Via Cesare Battisti, con un quadro di Gaetano Lapis, sede dell'omonima Confraternita.

Passeggiando per il centro storico, colpisce la misura equilibrata dei rapporti fra strade ed edifici, segno di una impostazione urbanistica tuttora apprezzabile; misura purtroppo venuta meno in occasione di alcune ricostruzioni postbelliche, come nella Piazza del Duomo. Nell'uniformità del tessuto residenziale si segnalano il Palazzo Statuti, che ospitò Paolo V in visita a Monteporzio, il settecentesco Palazzo Ricci-Moscatelli, affacciato verso la pianura, e quel che resta del Collegio Inglese, con cortile interno a pilastri: era un insieme di edifici che costituivano la sede estiva del Collegio, Così come per il Collegio Clementino, in adiacenza al Palazzo Borghese.

Sono da notare ancora la Gappella della Madonna della Speranza e due significative iscrizioni: la prima su un modesto fabbricato utilizzato dal Duca di York come Conservatorio per ragazze nubili di modeste condizioni, in Via Verdi, I'altra che ricorda la visita di Papa Leone XII nel 1827, in Piazza Porzio Catone, caratterizzata dal popolare monumento al Garibaldino, del 1883.


Ringraziamo il Comune di Monte Porzio Catone per la gentile collaborazione nella realizzazione di queste guide.

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